Bambini come insegnare il rispetto delle regole


Bambini come insegnare il rispetto delle regole

Meglio essere genitori autoritari o permissivi per educare meglio i propri figli. Nessuno dei due. La via migliore è quella dell’autorevolezza, dicono psicologi ed esperti dell’età evolutiva. Che cosa significa? Leggi le dritte su come insegnare il rispetto delle regole ai bambini.

Come dobbiamo essere? Si chiedono i genitori. Autoritari o permissivi? E quante volte al giorno dobbiamo dargli da mangiare? E quanto? (…) E si deve stare sempre con lui o la mamma può riprendere il lavoro? E a chi affidarlo? (…) Ognuno dice la sua, e la dice senza tentennamenti, come se l’eccezione fosse un pericolo mortale. Solo gli Esperti dicono tutti la stessa cosa che corrisponde alla Teoria di Moda. Poveri genitori.(Marcello Bernardi, Pina Tromellini, La tenerezza e la paura)

Tra il modello autoritario delle generazioni delle bisnonne e il permissivismo sfrenato, oggi è largamente condiviso (e consigliato) da psicologi ed esperti dell’età evolutiva un approccio educativo autorevole sì ma lontano da qualsiasi estremismo.

“Educare – non lo diremo mai abbastanza – deriva da educere, cioè guidare senza soffocare: affetto e rimprovero, insomma, hanno uguale importanza”, sosteneva Giovanni Bollea, padre della moderna neuropsichiatria infantile (Le madri non sbagliano mai, Feltrinelli).

Tutti d’accordo, allora, le regole servono per crescere bene e vivere, nel mondo, insieme agli altri. Tuttavia, molto spesso, è una vera impresa farsi ascoltare – pensano la maggior parte dei genitori.

I bambini hanno bisogno di regole

“Negli ultimi anni, i genitori attribuiscono un ruolo sempre più centrale al fatto di essere amati (tanto) dai figli. Spesso, l’autorevolezza è totalmente sostituita dall’affettività.

Per questo, tolgono tutto quello che può provocare una reazione negativa da parte del bimbo”, dice Giuliana Franchini, psicologa e psicoterapeuta, specializzata nell’età evolutiva e nel sostegno alla famiglia, autrice di numerosi saggi (l’ultimo con Giuseppe Maiolo, Mamma, che ridere!, Edizioni Erickson, offre ai genitori spunti e preziosi consigli per affrontare le sfide educative anche con una dose di umorismo).

Come mai mamme e papà di oggi manifestano questa richiesta così forte di essere amati il più possibile dai bambini? “Nella società attuale, il figlio, molto spesso, è la risposta narcisistica ad alcuni bisogni dell’adulto, è quello che deve realizzare una aspettativa. Ora, posso farlo anche a 50 anni… E, in ogni caso, le aspettative inconsce e non, verso il figlio, spesso, sono enormi”.

Il rischio di questo atteggiamento da parte dei genitori è di abdicare al ruolo di educatori.

I bambini hanno bisogno di regole chiare, precise e …

“Il bambino è forza attiva, ‘argento vivo’ e va normato – continua la psicoterapeuta Franchini – ma ogni regola deve avere senso in base all’età del bimbo e occorre prestare attenzione al numero di quelle stabilite. Per un piccolo di tre anni, le regole possono essere cinque-sei, quelle minime, che riguardano la sua vita quotidiana… Certo, non 20!”.

Le regole inoltre devono essere stabilite prima da mamma e papà. Per esempio, “un bimbo di tre anni dovrebbe dormire almeno 10 ore al giorno – e non andare a letto alle 10 di sera – è necessario per il suo benessere, quindi, in questo caso, scatta la regola. Non bisogna urlare ma stabilire insieme, come coppia, quali regole dare al bimbo … Quando si mangia, a che ora e come… Se la mamma, per esempio, si sfama con mezzo panino in piedi e poi chiede al figlio di mangiare, seduto, la minestra, è difficile che sia convincente”.

Un altro esempio ancora. Quando usciamo per strada bisogna sempre dare la mano: ‘Lo facciamo perché vogliamo che tu stia bene più a lungo possibile’, si può spiegare al bambino – suggerisce l’esperta. È importante far capire al figlio che su certe cose lui non è in grado di decidere da solo.

… e adeguate alla loro età

Un aspetto da non sottovalutare mai è l’età del bambino: il tipo e il numero di richieste da parte dell’adulto cambiano nel corso della crescita.

Dobbiamo chiederci, come educatori, se una determinata regola è adeguata per l’età di nostro figlio – continua la psicologa – se lui riesce a fare quello che richiediamo. Pretendere che un bimbo di tre-quattro anni, per esempio, metta in ordine da solo tutta la sua stanza è un po’ eccessivo.

La sua giornata ruota intorno al gioco, qualsiasi altro elemento per lui è fonte di disturbo, per questo non ha senso ripetere 500 volte di lavarsi le mani. È opportuno trovare una strategia, per esempio, raccontargli una storiella e dirgli che c’è qualcuno che lo chiama e sente la puzza. Tutti i bambini amano l’idea delle puzze e così si può coinvolgerli in modo attivo con l’umorismo. Ridere insieme al bimbo, in genere, funziona.

Inoltre, come adulti è importante essere dei modelli: non chiediamo a nostro figlio cose che noi non facciamo.

Nel mio lavoro, in studio, un giorno, ho fatto il gioco delle parolacce con una bambina che ne ha elencate davvero molte. Quando le ho detto che ne conosceva tantissime, mi ha risposto di averle sentite dire alla mamma mentre litigava al telefono con il papà… Insomma, è difficile che un bimbo sia diverso da quello che siamo noi adulti”, afferma la psicoterapeuta.

I bambini prendono sul serio chi è coerente

La coerenza è la regola fondamentale per ogni genitore, – sottolinea inoltre Giuliana Franchini – l’adulto si deve sforzare di essere sempre coerente”. In altre parole, quale che sia la richiesta educativa, non è mai opportuno cambiarla sul momento per evitare capricci e rimostranze.

Dieci minuti di tv al giorno? Bene, ‘qualunque’ cosa accada, niente tentennamenti di fronte a uno scoppio d’ira (o di pianto) pur di farlo stare zitto. Non si mangiano caramelle e dolciumi industriali a tutte le ore? Il bimbo strilla che è ‘troppo presto’ per la nanna? Anche se siete in vacanza, non è il caso di lasciarlo saltellare per casa fino a mezzanotte…

Questo non significa essere ‘rigidi’ ma è importante stabilire dei limiti chiari, ragionevoli e farli rispettare senza cedere alle pressioni (a volte estenuanti!) del bambino.

“Le regole vanno pensate dalla coppia – continua la psicologa -, devono essere determinate in precedenza. Questo è molto importante”.

I bambini non capiscono le richieste vaghe e generiche

Forse sembrerà scontato ma non lo è affatto: le regole devono essere molto chiare, mai troppo vaghe e generiche. “Occorre esplicitare bene la richiesta normativa, – raccomanda Giuliana Franchini – bisogna essere molto pratici quando si chiede qualcosa al bambino.

Il classico ‘Fai il bravo!’ non ha senso, non dà indicazioni e genera solo confusione, ‘Boh, cosa dovrei fare?’ – penserà lui ogni volta e questo vale per i più piccoli e anche quelli in età scolare.

‘Niente parolacce’, ‘Stai attento a scuola’, ‘Si va a letto alle 9’ sono invece messaggi chiari e sarebbe meglio dare la regola con una valenza positiva, ovvero ‘Metti in ordine!’ al posto di ‘Non mettere in disordine!’ – sottolinea l’esperta.

Il bambino urla? Tu abbassa la voce

Non è raro, però, che mamma e papà abbiano stabilito le regole che considerano indispensabili per il loro pargolo in base all’età, in modo semplice e chiaro ma ‘la risposta’ sia lo stesso poco convinta.

‘Ma perché mio figlio non mi ascolta e vuole fare (quasi sempre) quello che gli va?!’ Un ritornello e una domanda che, probabilmente, molti genitori si sono posti…

“Il bimbo è egocentrico e, naturalmente, protesta di fronte a un divieto, il ‘no’ viene vissuto da lui in modo violento, come un pugno nello stomaco – spiega Giuliana Franchini.

Il genitore, talvolta, si spaventa davanti all’urlo del bimbo (a qualsiasi età) e si mette sullo stesso piano, urlando più del figlio. In questo modo, la mamma diventa la ‘strega cattiva’, il figlio non la riconosce più come madre e si innesca un meccanismo in cui si continua ad alzare la posta – mette in guardia la psicoterapeuta.

Abbassare, invece, il tono di voce spiazza il bambino – e, spesso, anche gli adulti! – e suggerisce uno strumento per comunicare diverso dall’urlo”.

Il bambino è arrabbiato? Digli “ti capisco” (ma mandalo lo stesso a letto)

“Come educatori, se manteniamo la calma, trasmettiamo l’idea che la rabbia si può gestire in tanti modi – ribadisce la psicologa – rispetto a strilli e pianti. È importante dirgli che ha ragione a essere arrabbiato, riconoscendo, quindi, cosa prova, ma proprio non si può fare altrimenti.

Mostriamo di capire che è arrabbiato perché vorrebbe giocare ancora fino alle 23 ma non è possibile, deve andare a letto.

Di fronte alla rabbia del bambino, come genitore devo mettermi nei suoi panni, entrando in empatia con lui, offrendogli così anche l’opportunità di dare un nome alle emozioni di quel momento.

La rabbia esplosiva intimorisce il bimbo stesso, lui ha bisogno di sapere che l’adulto capisce quello che sente e gli dà una risposta utile: ‘Guarda, capisco che sei molto arrabbiato’. Un’affermazione del genere permette al bambino di abbassare la tensione”, sostiene l’esperta.

Il bambino fa i capricci? Mantieni il controllo

Quando il bimbo non sente ragioni e si oppone con tutte le sue forze a un ‘no’, il genitore dovrebbe mantenere (a tutti i costi) il controllo anche se (forse) non è sempre facilissimo.

“Un errore da evitare è quello di adottare lo stesso comportamento di nostro figlio: se lui urla, io urlo più di lui, – avverte Giuliana Franchini. L’adulto ha altre risorse e capacità, se io genitore imparo a non urlare e ricorro, per esempio, a un po’ di umorismo, passo un messaggio importante al bambino.

L’umorismo è sicuramente una risorsa che va attivata e funziona subito, noi impariamo attraverso le esperienze positive, e poi riapplichiamo quanto appreso ad altre situazioni.

La mamma deve cercare di controllarsi, e mantenere la calma, contando fino a 10. Questo vale soprattutto nelle situazioni più classiche, tipo quella dei capricci al supermercato. Se il bimbo inizia a urlare che vuole tutto lo scaffale delle caramelle, è importante dire con voce ferma (e calma), ‘No, non si può, ora andiamo a casa’.

Dopo la scuola, il bambino è stanco e non è certo l’ideale andare a fare la spesa, quando lui, probabilmente, avrebbe voglia di fare tutt’altro, anche questo contribuisce a innescare un meccanismo di ribellione. Un buon approccio è quello di mettersi d’accordo prima, offrendo al bambino l’opportunità di scegliere una sola cosa”, consiglia la psicologa.

Impara a comunicare i sentimenti

Un aspetto di primo piano nella relazione tra genitore e figli, anche per l’educazione, è la capacità di comunicare i sentimenti. L’adulto deve riconoscere quelli del bimbo e al tempo stesso esplicitare i suoi senza sotterfugi per aiutarlo a capire cosa prova.

Se la mamma è molto seccata per la scenata che suo figlio ha scatenato al supermercato, deve ammetterlo. Un fatto che Giuliana Franchini rimarca con forza: “Come adulti, abbiamo l’obbligo di fare chiarezza su tutte le emozioni, positive e negative.

Teniamo presente che con un bimbo funziona di più ammettere: ‘Sono arrabbiata ora perché questa cosa non si fa!‘. Non ha invece senso dire al figlio, ‘Sei cattivo!’, ‘Non me lo aspettavo’. Non è neanche corretto sgridare il bambino e consolarlo subito dopo: il messaggio è troppo contraddittorio e il figlio si chiederà cosa vale.

Migliore ‘punizione’: il bambino sta qualche minuto in silenzio

Per quanto riguarda la gestione dei capricci o infrazione delle regole familiari, ci sono molte scuole di pensiero. Una possibile tecnica è quella di lasciare il bimbo solo a pensare, magari in camera sua, dicendogli: ‘Stai qui un attimo, calmati e poi, quando passa, facciamo qualcosa insieme‘. Naturalmente, questo non significa lasciare un bimbo di anni 30 minuti in camera sua – spiega la psicologa e psicoterapeuta. Occorre non dimenticare mai misura e buon senso. Leggi anche Punizioni, meglio insegnare l’autodisciplina

Il bimbo piange e resta con se stesso, si inventa qualcosa e impara anche a sopportare l’attesa, questo è un tempo utile per lui, di pausa e riflessione”, dichiara l’esperta della famiglia.

Ai bambini non fanno bene paragoni e ricatti

Secondo la psicologa, minacce, più o meno sottili, paragoni con tutti i compagni ‘più bravi’ e ricatti morali (o peggio ancora punizioni corporali) non funzionano. Perché l’accettazione di un regola, basata solo sulla paura (o l’umiliazione), non è uno stimolo per la crescita.

Il bambino rispetta la regola. Ditegli: “Bravo!”

Al contrario, spiega la psicologa, è indispensabile mettere in risalto l’impegno e la buona volontà ogni volta che il bimbo ‘prova’ (o riesce del tutto) a seguire una regola.

“Quando un bambino rispetta una regola, occorre sottolinearlo, questo atteggiamento agisce come rinforzo e trasmette al bambino un messaggio chiaro e positivo rispetto a quello che ha fatto. Così avrà voglia di ripeterlo in modo spontaneo.

In questo modo, lui sente che ha reso felice il genitore e iesca un meccanismo per cui avrà voglia di replicare quel comportamento. Non dimentichiamo che i bambini ci amano più di quanto facciamo noi adulti e loro desiderano renderci felici”, evidenzia la psicoterapeuta.

I bambini hanno bisogno di conferme d’amore

La ‘formula magica’ per educare al meglio un bambino nel rispetto di una serie di regole base, e crescerlo sano e felice con se stesso e il mondo non esiste. Ma l’adulto può contribuire enormemente con il suo atteggiamento al benessere emotivo del bambino e alla relazione.

A volte, nel rapporto con il bambino, si dimentica di ribadire i propri sentimenti: secondo Giuliana Franchini è invece importantissimo farlo. “Ogni tanto chiedo ai genitori: ‘Ma lei dice mai a suo figlio che è contento, che è proprio lui il bambino che voleva?’ – questo è un aspetto che tengo moltissimo a sottolineare. La conferma affettiva è vitale per crescere, tutti noi abbiamo bisogno di essere amati.

Dire al bambino che è proprio lui il nostro bambino e siamo felici di averlo avuto è essenziale per la sua crescita. Oltre alla conferma affettiva, l’esperta richiama l’attenzione anche su altre esigenze di ogni bambino: “Il genitore deve prestare ascolto al bimbo, dedicare a lui il suo tempo e tanta pazienza.

Quando lavoro con i bambini, spesso, loro mi chiedono: ‘Ma come mai tu passi tanto tempo con me?’ Questo è indicativo di quanto i bimbi abbiano bisogno di tempo condiviso e di un adulto di riferimento disponibile ad accogliere anche i loro bisogni”, conclude la psicologa.

 

Fonte articolo

Rubega M. (04/10/2012) Bambini, come insegnare il rispetto delle regole. Nostrofiglio.it. Consultato il 08/05/2018 http://www.itaca-psicologiparma.it/i-no-che-aiutano-i-bimbi-a-crescere/

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